Dedico questa pagina di poesie alla mia dolcissima mamma.

Mi manchi ancora mamma.

Sei e sarai sempre nel mio cuore.


 Tu sei di tua madre lo specchio,
ed ella in te rivive
il dolce aprile del fior
dei suoi anni.

William Shakespeare

A te mamma

C'è un posto nel mio cuore, in cui ti ritrovo.
In esso domini un regno tutto tuo,
e sei regina di uno spazio senza fine,
di un tempo senza
domani.

Ti parlo con le labbra dell'anima,
che sa piangere e gioire per te,
ma dimmi, perchè son maggiori le lacrime?

Forse sarà perchè ho bisogno di te,
perchè i tuoi occhi sono così immobili,
il tuo sorriso velato,
la tua bocca tremante,
nel silenzio lontano di te che non vedo,
ma che sento tanto vicina e presente in me,
Mamma! Mamma, che non sei più.

Cesare Borroni

Felice la mamma che sa donare la vita per i figli.

 Felice la mamma che ama i figli ma non fa dell'amore una prigione.

Felice la mamma consapevole che i figli non sono sua proprietà ma un dono per il mondo.

Felice la mamma che sa educare con dolcezza e determinazione.

Felice la mamma che sa pregare con i figli

Felice la mamma che educa alla gratuità.

 Felice la mamma che vive con i figli esperienze d'amore, di rispetto e solidarietà.

 Felice la mamma che intuisce le difficoltà dei figli e li sostiene con parole e gesti.

Felice la mamma che veglia sui figli lasciando che seguano la loro strada.

Felice la mamma che condivide con i figli gioie e dolori. Felice la mamma che insegna ai figli a essere migliori e non i migliori.

 Felice la mamma che è felice di essere mamma.

Anonimo

Ricordi in sogno

Passeggiando nei sogni ho scovato,
smarriti da un bimbo distratto,
balocchi ormai vecchi e ad un tratto,
a giocare mi son ritrovato.

Con la bilia, lo spago e una ruota
inventavo pirati e velieri
e senza più opprimenti pensieri,
la mia mente vagava ora vuota.

Ritornava a quel giorno lontano,
quando avevo sbucciato un ginocchio,
una perla sgorgava dall' occhio
e la mamma mi teneva per mano.

Ora quando la vado a trovare,
per portarle un bel fiore di prato,
non dimentico d'esserle grato
e vorrei quella mano baciare.

Marcello Caloro

 

 

Supplica a Mia Madre

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Pier Paolo Pasolini
 

 

 

 

 








 


 

 

La mamma

Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura,
ma il cuor piccino non ha paura,
anzi  è preso da un dolce incanto.
Che cos'ha per compagnia
la piazzetta solitaria?
Ha la fontana che sempre varia
la sua canzone di fantasia.
E l'alberella che par morta
senza un fremito di volo?
L'alberella ha l'usignolo
che col suo piangere la conforta.
E nella casa che s'empie già d'uno stuolo vago e leggero
d'ombre vestite di mistero.
il bambino felice cos'ha?
Il bambino ha la sua mamma
a che gli fa nido con le braccia,
che se lo stringe guancia a guancia
e gli canta la ninna nanna.

Diego Valeri



 

 

Le mani della Mamma
Le mani della mamma sono belle e buone.
Le mani della mamma sono laboriose e carezzevoli
Le mani della mamma sono utili e umili, amorose e infaticabili.

Sono utili perchè compiono tanti lavori.
Umili perchè non rifiutano di fare qualsiasi
servizio.

Infaticabili perchè sono sempre attive.

Guidano e sorreggono; ammoniscono e accarezzano;
insegnano a bere e a mangiare;
a leggere e a scrivere.

E quando si uniscono
strette strette alle manine dei bimbi,
insegnano anche a pregare.

Le mani della mamma sono benedette dal Signore

Nino Salvaneschi

La Mamma
Che cosa vuoi dire questo nome?
Pensa: tu eri un piccolo essere debole
e affamato; una donna si mise vicino a te:
camminava quando tu camminavi; si fermava
quando ti fermavi; sorrideva quando
tu piangevi.
La mamma ti ha insegnato a parlare 
e ad amare;

riscalda le tue manine nelle sue.
ti stringe al seno con immenso affetto
e darebbe per te tutta la sua vita.

Victor Hugo

La voce della mamma


Basta una nuvola in cielo
a nascondere il sole,
bastano poche parole
a ferire.

Non basta una vita
a fare tutto il bene possibile.
Basta la voce della tua mamma
a illuminare la casa;
una stella nel cielo
ad annunziare ch'è sera,
un piccolo fiore sul prato
a dire che fra poco arriva
la splendida primavera

Massimo Grillandi

La madre .
La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita,

 il nostro capo fra le sue ginocchia,
 la nostra anima nel suo cuore:
 ci dà il suo latte quando
siamo piccini,

il suo pane quando
siamo grandi e la sua vita sempre

V. Hugo


Benedetta la casa
illuminata dal sorriso della madre!
Sorriso della madre!
Più nitido e luminoso del primo raggio di sole
quando appare alla creatura
che riapre gli occhi al mattino, lusinghiero
quando saluta e dice addio da un davanzale
e accompagna fino alla svolta della strada,
e chi si allontana se la porta nel cuore


e la strada gli sembra più amabile di ieri e il
mondo gli sembra più roseo...

Angiolo Silvio Novaro

Mia madre
Nelle circostanze più terribili
della mia vita, quando l'oceano ruggiva sotto
la carena, contro i fianchi della mia nave,
sollevata come un sughero; quando le palle
fischiavano alle mie orecchie e piovevano a
me d'intorno fitte come la gragnola, io vedevo
sempre mia madre inginocchiata, immersa e
nella preghiera, ai piedi dell'Altissimo.
Ed in me, quello che trasfondeva quel coraggio,
di cui anch'io rimanevo stupito, era la convinzione
che non poteva cogliermi alcuna disgrazia,
mentre una così santa donna,
un tale angelo pregava per me.

Giuseppe Garibaldi

 

Che Cos'è una Mamma


Rititì lo vuoi saper tu
Che cosa è una mamma?
Nessuno, nessuno dei bimbi lo sa.
Un bimbo nasce e ...va.

Lo sanno, ma forse, ma tardi
quelli che non l'hanno più
Rititì che pensi e mi guardi,
Rititì lo vuoi saper tu?

Una mamma è come un albero grande
che tutti i suoi frutti ti da:
per quanti gliene domandi
sempre uno ne troverà
Ti da il frutto, il fiore, la foglia,
per te di tutto si spoglia,
anche i rami si taglierà
Una mamma è come un albero grande

Una mamma è come una sorgente.
Più ne toglie acqua e più ne getta.
Nel suo fondo non vedi belletta:
sempre fresca, sempre lucente,
nell'ombra e nel sol è corrente.
Non sgorga che per dissetarti,
se arrivi ride, piange se parti.
Una mamma è come una sorgente.

Una mamma è come il mare.
Non c'è tesori che non nasconda,
continuamente con l'onda ti culla
e ti viene a baciare.
Con la ferita più profonda
non potrai farlo sanguinare,
subito ritorna ad azzurreggiare.
Una mamma è come il mare.

Una mamma è questo mistero:
tutto comprende tutto perdona,
tutto soffre, tutto dona,
non coglie fiore per la sua corona.
Puoi passare da lei come straniero,
puoi farle male in tutta la persona.
Ti dirà "Buon cammino bel cavaliero!"
Una mamma è questo mistero.

Francesco Pastonchi

Lettera alla madre,


Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono in pace con me,
ma non aspetto perdono da nessuno,
molti mi devono lacrime da uomo a uomo.
So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti,
povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani.
Oggi sono io che ti scrivo...

 Finalmente, dirai,
due parole di quel ragazzo che fuggì di notte
con un mantello corto e alcuni versi in tasca.
Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo.
Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti
che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera,
il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus.
Ma ora ti ringrazio, questo voglio, ell'ironia che hai messo sul mio labbro,
mite come la tua.

Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa.
Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante,
su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà morte di pudore.
Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.

Salvatore Quasimodo

A mia madre

Perchè io sento che lassù nel Cielo,
L'un l'altro bisbigliando gli angeli,
Tra le loro ardenti parole d'amore, non possono
Una più sacra di "Madre" trovarne,
Da tempo con questo caro nome ti ho chiamato,
Tu che sei per me più d'una madre,
E occupi il cuore del mio cuore,
Là dove te la Morte ha collocato
Sciogliendo lo spirito della mia Virginia.
Mia madre, la mia vera madre che ben presto morì
Altro a me non fu che madre; tu invece
Madre sei di chi tanto teneramente amai,
E più di quella madre mi sei cara
Per quell'infinito che rendeva
La mia sposa all' anima più cara
Ben più che all'anima la sua stessa vita.

E.A Poe

Bambino


Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.
A.Merini

Poesia per la madre

Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,
tu sei colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si riaccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui sè a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra mortali,
sè di  speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar senz'ali.

Dante Alighieri

Mamma Parola D'Amore

Mamma, il tempo chiede asilo
allo stupore delle tue pupille
e l'alfabeto attinge
alla ricchezza dei tuoi vezzeggiativi.

Mamma, tu detieni le chiavi
del sole inesauribile,
anche quando, nuvole di pianto solcano il tuo viso
e la casa sprofonda in una nebbia di silenzio.

Mamma, mi donasti un' infanzia
di pane fragrante, di acqua di fonte,
di uve passite al sole del sud.
Serbo ancora, intatta, l'innocenza
che in giorni lontani plasmasti con le tue mani
avvezze a scalare montagne di fatica.

Mani abili a cucire cieli
per i nostri aquiloni di fanciulle,
per i nostri saltelli alla campana,
nei meriggi assolati, di controra.

Mamma, riaffiora dal video dei ricordi,
il profumo di mirto dei tuoi bucati,
quel candore di percalle e di vigogna
di cui il mio Dash ultrabianco si vergogna.

Tu sai di ninne-nanne e di carezze
di inverni col braciere e di certezze,
di camiciole di tiepida flanella
per rendermi l'infanzia ancor più bella.

Mamma, sei quell'albero frondoso
che agli affanni della vita dà riposo,
e nulla chiede, nulla per sè spera,
solo un sorriso, solo una preghiera.

Mamma, parola d'amore,
sia se detta dal labbro di un bimbo,
sia se detta da un vecchio che muore.

Quale meravigliosa alchimia il cuore infiamma
ogni volta che un figlio chiama, Mamma.

Anna Marinelli

Per la mamma

Queste mie mani che sanno accarezzare
e alla tua festa sanno cogliere anche un fiore,
hanno un difetto:

quello di lasciare le loro impronte
su tutto ciò che vanno a toccare.
Rallegrati perchè sto crescendo
e i segni sui muri e sulle sedie,
saranno presto un ricordo solamente.
Perciò oggi ti regalo le mie impronte,
perchè tu possa ricordarti un giorno lontano
come erano piccoline le mie mani
al tempo in cui cercavano le tue.

web


La matri mia

Mi ricoddu ddu iornu quannu minnii
pirchi ora l'aiu caputu che dda ti pirdii,
Cuntu li iorna che aiu passatu senza di tia
ni stu paisi che ora vidu tristi comu a mia.

Ti lassai chiancennu ni na seggia
senza pinzari che stava iernu ni na caggia,
lu tiempu a passatu senza pinzari
che m'avissu piaciutu vidiriti 'nvicchiari.

Ni stà avissi vulutu stì iti vicinu
ppi farimi accucciari, vasari e tiniriti li manu,
li stissi manu che quann'era picciriddu
mi cummighiavanu ppi 'un sintiri friddu.

'un ci nn paroli ppi cuntari la luntananza
di stà mamma che campa cu la spiranza.

mi ricoddu ddu iornu quannu minnii
pircchi ora l'aiu caputu che dda ti pirdii.
(Carmelo Vaccaro)

Ad una grande mamma

Ricordo, piccino, quando mi accudivi

con la dolcezza del tuo grande cuore

quando, ferito, dai doveri della Vita

lenivi le mie pene con il tuo Amore.

Azzurro, l'Angelo che ti teneva la mano

rosso, era il cuore, della tua passione

caldo, il pianto che scendeva muto

sulle tue guance ad ogni mio dolore.

Ora che il tempo è ormai fuggito

e come adulto, io ti sto osservando

ora, che i miei figli hanno bisogno d'aiuto

mi accorgo delle pene che hai patito.

Noi vecchi, piccoli, t'abbiamo conosciuto

quando il vigore ti bruciava in petto

quando la Vita, per tè era un successo.

Adesso, invece che ti vedo stanca

sola, senza più forza, l'Anima smarrita

mi rendo conto che per te,

 la Vita

ha ormai perduto così l'antico smalto.

Desidero però che tu conosca a fondo

quanto è grande il bene che ti voglio.
(Silvano Montanari)

Pe na mamma.

C'è sta n'ammore ,
ca nun è tale e quale a tutte l'ammore,
ca nasce primma ca nasce tu,
primma ca sai che re l'ammore.

C'è sta n'ammore,
ca nun è tale e quale a tutte quante,
ca nun è fatto sulo 'e vase,
n'ammore senza mbruoglie e senza inganne,
n'ammore ca se prova, sulo pa mamma.

Nun ce stanno parole,
pure si e vuò cercà
tu ca si ,
na faccia amica, dinto a guerra e tutte e juorne,
quando 'a vita te saglie pe quollo,
senza nemmeno se scusà

E m'arrubbasse,
nu poco 'e tiempo dinto 'a stu tiempo,
nu spazio 'e munno, dinto a stu munno,
nu poco 'e cielo dint a stu cielo,
pe vivere n'ata vita cu tte.

Na vita sola è poca,
pecchè nu sorriso e na mamma,
te resta dinto all'uocchie pure cient'anne
E si l'uocchie miei,
putesere campà cient'anne,
allora io campasse sul p' 'o sorriso tuoio.

Comme si bella,
quanno guardannate 'o specchio,
fai 'a guerra co 'o tiempo,
e passannate na mano dint 'e capille,
sai ca addereto nun se po turnà.

A quanno ero piccerillo,
e m'abbastava na carezza,
e a jurnata chagnava faccia,
e nisciuno me puteva fermà

C' è sta n' ammore,
ca nun è tale e quale a tutte quante,
ca nun ?fatto sulo 'e vase,
n'ammore senza mbruoglie e senza inganne,
n'ammore ca se prova, sulo pa mamma.
(Dario De Lucia)



La morte di mamma


Quando l'urlo della morte,
con un rantolo orribile,
uscì, con la vita,
dalla tua bocca muta,
non fu pianto, ma dolcezza.
Consapevolezza che la foglia
cade,
che la vita, da quel ventre ,
ormai infecondo, generata,
era la mia,
che tutto il mio amore
era lì nel mio sguardo
verso quegli occhi chiusi,
quel volto,
quelle membra abbandonate.
Oh mamma, piangerò?
web

(lettera a un bambino mai nato..)


Bene , figliolo, te lo dirò
la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Ci furono chiodi
e schegge
ed assi sconnesse,
e tratti senza tappeti sul pavimento
nudi.

Ma per tutto il tempo
seguitai a salire
e raggiunsi pianerottoli
e voltai angoli
e qualche volta camminai nel buio
dove non v'è spiraglio di luce.

Così ragazzo, non tornare indietro.
Non fermarti sui gradini
perchè trovi ardua l'ascesa.
Non cadere ora
perchè io vado avanti, amore mio,
continuo a salire
e la vita, per me, non è stata una scala di cristallo.
L. Hughes








 

 

Quando sto zitto
arriva mia madre.

Sta sola mia madre nella stanza di là
E io solo e zitto nella stanza di qua.
Mia madre si alza e arriva di quando in quando.
Con una mano sulla porta
cerca di leggere il mio cuore:
io zitto mi lascio leggere.

Intanto mi nascono affetti ..
e le sorrido:
"Che sei venuta a fare?"
Ma so bene perchè viene da me.

Dopo aver scambiato con me due o tre parole,
mia madre se ne va.
E io penso a tutti gli uomini.
Noi viviamo sostenendoci l'un l'altro.
è come reggersi con le mani sulle spalle di chi ci vive accanto.
Si ha bisogno persino delle persone che danno fastidio.

Chi sa se mia madre non pensa a questo
quando viene e mi guarda
con la mano appoggiata sulla porta?

Kazumasa Nakagawa

 

 

 

Elegia del lago

 

Dai campi eterni ove sei morta, madre,
e dalle nebbie della pioggia aperta
al suo verde chiarore, il cielo solo
alle perdute sponde,
madre di mia tristezza
povera e delicata come terra,
ritorni a me nel primo
freddo novembre.

 E di speranza certo
il salmo che risponde
a darti requie, il lungo assolo
del giorno, la memoria
delle tombe fiorisce.

Come al limo
di sabbia l'acqua increspa trasparente
la sua timida brezza,
alla tranquilla storia
dei tuoi ricordi le tue mani intente
seguono il sole.
Sei povera del sole
che non ti scalda,
di te più stanco il tuo sorriso cede
alla verde caligine del niente.
Luminosa trascorri col tuo piede
d'ebete invasa dalle tue pupille
la leggera fiorita delle stille
sui prati e di quel vivido si salda
il pianto della vita.
Non ha perduto il cuore.
Ad ascoltarlo, ad aspettarlo, figlio
più delicato non avesti mai.
Chi gli darà consiglio
se la morte ti bada
e d'amor proprio ti circonda e chiude?
E tu fosti per gli altri il cuore intero
che non ha tregua, l'ospite ch'elude
la sua presenza e torna, grazia oscura,
a chiudere la strada,
il passo ignoto che le fa paura.

Tu sei lontana ove la tomba un luogo
che altri veglia per me nella memoria
del cielo mite, ove la sera al rogo
del vento scalda i primi freddi, i gridi
dei fanciulli che corrono alla fiamma.
Tu sei lontana, affaticata storia
di tutti dignità che non ha dramma
ma l'onore cocente. Così vidi
sempre tristezza nei tuoi occhi e amore.

Alfonso Gatto

 

 

A mia madre

Niente è cambiato dacchè sei morta,
a Vezzano la domenica si sentono chiari i rumori,
tra le bianche ghiaie scorre la Magra,
i soliti vecchi seduti
nella piazza folta di case
raschiano qualche parola
e batton sulle pietre il bastone
e i treni fumano laggiù nella valle
snodandosi verso Viareggio
che al mare occhieggia colore di perla.
Niente è cambiato dacchè sei morta
soltanto nella chiesa
tra i neri scialli delle popolane
non brillano più  i tuoi capelli bianchi

Arei voluto essere ricco e forte
perchè ti sentissi con me protetta,
ero forte solo di pensieri,
ricco solo d'amore,
avevo potere di cantare gli accesi sentimenti,
i ricordi che si avanzano
come lo schiocco delle artiglierie di soldati vittoriosi.
Sapevi com'ero fatto
e sorridevi e avevi timore del mio coraggio.
Ora sei morta,
e ora, o veramente mia,
chi come me ti immagina, ti vede, ti ama?
Come te odo, giudico, perdono,
a e le tue parole, il tuo accento,
il garbo delle tue sottigliezze
sono la musica che mi accompagna.

Mario Tobino

"Perchè sei tanto buona?" disse il figlio.
Lei chinò il capo con spavento, l'occhio
accecato di lacrime.

Pensava: Com'è sconcio il mio vestito
e la mia bocca, tanto spesso vuota
d'amore e di coraggio, è ancora degna
di far sonare il dolce tuo nome?

Il mio cuore, che tante, troppe volte
nei giuochi della vita s'è perduto
è ancora degno della mano santa
di Dio, come rifugio
a te lo assegni?

Trasognata metteva
colpa su colpa. Come erba nel vento
si chinò mormorando:
"Non sono buona?."
Tu sei la madre, le rispose il figlio.
Ina Seidel

***********************

Ricompensa

Come se udissi un pianto, corsi lungo lo stretto
sentiero, fin sull'uscio della casa: un bambino
mi guardò con due grandi occhioni, dal suo letto;
e fui di tenerezza ebbra, come di vino.

La sua mamma tardava, curva sul parapetto
del pozzo; il bimbo, sveglio, cercò la rosea zinna,
e ruppe in pianto; allora io me lo strinsi al petto,
ed ecco, salì timida al mio labbro una ninna.

Il bimbo ora dormiva: dalla finestra aperta
la luna ci guardava; saliva come un'onda
luminosa, il mio canto dall'anima profonda.

La donna fu sull'uscio, trepida: e così certa,
così pura una gioia scorse sulla mia faccia,
che mi lasciò il suo bimbo dormire entro le braccia.

Gabriela Mistral

*******************

Dove sei?

Madre, mia madre
nel lontano?
dove ti sei perduta dopo la morte,
che più non mi mandi la tua immagine,
e deserti sono i miei sogni,
o della mia vita.
Io sto laggiù lo vedi in quale pericolo:
strani mostri mi fanno le cacce,
girano intorno intorno alla poca rupe.

Madre, se esisti ancora
in qualche punto dell'universo
nata alla bontà indivisa
da cui staccasti nel nascere,
fammi sentire
diminuita la mia solitudine,
chiariscimi gli occhi
che io giunga a rivederti
nell'alto del tuo sereno,
e smetta di scorgere
al tuo posto le ambigue
larve che ti nascondono
al figlio.
G.Vigolo

 

********

 

Le Mani della Madre


Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Rainer Maria Rilke

A mia madre


Ora che il coro delle coturnici

ti blandisce nel  sonno eterno, rotta

felice schiera in fuga verso i clivi

vendemmiati del Mesco,

or che la lotta

dei viventi più infuria, se tu cedi

come un'ombra la spoglia

(e non è un'ombra,

o gentile, non è ciò che tu credi)

chi ti proteggerà ?

 La strada sgombra

non è una via, solo due mani, un volto,

quelle mani, quel volto, il gesto di una

vita che non è un'altra ma se stessa,

solo questo ti pone nell'esilio

folto d'anime e voci in cui tu vivi.

E la domanda che tu lasci è anch'essa

un gesto tuo, all'ombra delle croci.

Eugenio Montale

Eroica


Nella mia prima infanzia militare

Schioppi e tamburi erano i miei giocattoli;

come gli altri una fiaba, io la canzone

amavo udire dei coscritti.



 

Quando

Con sè mia madre poi mi volle, accanto

mi pose, a guardia, il timore. Vestito

non mi vide da soldato, in visita

da noi venendo, la mia balia. Assidui

moniti udivo da mia madre; i casi

della sua vita, dolorosi e mesti.



E fu il bambin dalle calze celesti,

dagli occhi pieni di un muto rimprovero,

buono a sua madre e affettuoso.

Schioppi

più non ebbi e tamburi. Ma nel cuore

io li celai; ma nel profondo del cuore

furono un giorno i versi militari;

oggi sono altra cosa: il bel pensiero,

forse, onde resto in tanto strazio vivo.

Umberto Saba

Maternità

 Da dove sono venuto?

Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,
tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.

Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso, l'onda del mistero mi sommerge
perchè tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?

Tagore

 

Le mani della Madre
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti.

Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Rainer Maria Rilke

 

 

 

Ho sceso dandoti il braccio -


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è'il  vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perchè con quattr'occhi forse si vede di pi?
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue

Eugenio Montale

 

 

A MIA MADRE


Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant'anni e più la guardo
e più mi sembra bella.
Non ha un accento, un guardo, un riso
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore, farei tutta la vita
il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch'io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d'Urbino
il pennello divino per coronar di gloria
il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei
Vorrei veder me vecchio e lei...
dal sacrificio mio ringiovanita!

E De Amicis

 

 

LEI E' BELLA



Lei è bella.

E' la vita stessa
nel suo più tenero
luccichìo  d'aurora.
E'bella per la sollecitudine
con cui accorre
dal suo bambino.
Tutte le madri hanno
questa bellezza,
questa verità questa santità.
Tutte le madri
hanno questa grazia,
una bellezza
che viene dall'amore
come il giorno viene dal sole,
come il sole viene da Dio.

Christian Bobin

               

SON TUTTE BELLE
Son tutte belle
le mamme del mondo... .
Belle quando vegliano
il loro tesoro
e quando lo sollevano
sulle loro candide braccia.
Belle quando lo reggono forti
sul fronte della vita.
Belle le mamme quando
leniscono ferite profonde
e consolano amare delusioni.
Belle nel loro cuore
pieno di sogni e di carezze,
e di ninne nanne d'amore.

S. Lawrence

            Anniversario

Sono più di trent'anni e, di queste ore,
mamma, tu con dolor m'hai partorito;
ed il mio nuovo piccolo vagito
t'addolorava più del tuo dolore.

Poi tra il dolore sempre ed il timore,
o dolce madre, m'hai di te nutrito:
e quando fui del corpo tuo vestito,
quand'ebbi nel mio cuor tutto il tuo cuore,

allor sei morta: e son vent'anni: un giorno!
e già gli occhi materni io penso a vuoto;
e il caro viso già mi si scolora;

mamma, e più non ti so. Ma nel soggiorno
freddo de' morti, nel tuo sogno immoto,
tu m'accarezzi i riccioli d'allora.
(Giovanni Pascoli)

 

Per lei
Per lei voglio rime chiare,
usuali, in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime con suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era così schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.

       G.Caproni

              

 

La Madre


E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

G. Ungheretti

 

Supplica a mia madre

E' difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,

ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:

E' dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata

alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame

d'amore, dell'amore di corpi senza anima.

Perchè l'anima è in te, sei tu, ma tu

sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù

ho passato l'infanzia schiavo di questo senso

alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l'unico modo per sentire la vita,

l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione

di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...

Pier Paolo Pasolini

 

CONSOLAZIONE

 

Non pianger più  Torna il diletto figlio

a la tua casa. E'stanco di mentire.

Vieni; usciamo. Tempo è di rifiorire.

Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio.

 

Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato

serba ancòra per noi qualche sentiero.

Ti dirò come sia dolce il mistero

che vela certe cose del passato.

 

Ancòra qualche rosa è ne' rosai,

ancòra qualche timida erba odora.

Ne l'abbandono il caro luogo ancòra

sorriderà  se tu sorriderai.

 

Ti dirò come sia dolce il sorriso

di certe cose che l'oblìo afflisse.

Che proveresti tu se ti fiorisse

la terra sotto i piedi, all'improvviso?

 

Tanto accadrà ben che non sia d'aprile.

Usciamo. Non coprirti il capo.

E'un lento soldi settembre,

 

e ancor non vedo argento

su 'l tuo capo, e la riga è ancor sottile.

 

Perchè ti neghi con lo sguardo stanco?

La madre fa quel che il buon figlio vuole.

Bisogna che tu prenda un po' di sole,

un po' di sole su quel viso bianco.

 

Bisogna che tu sia forte; bisogna

che tu non pensi a le cattive cose...

Se noi andiamo verso quelle rose,

io parlo piano, l'anima tua sogna.

 

Sogna, sogna, mia cara anima! Tutto,

tutto sarà come al tempo lontano.

Io metterò ne la tua pura mano

tutto il mio cuore. Nulla è ancor distrutto.

 

Sogna, sogna! Io vivrò de la tua vita.

In una vita semplice e profonda

io rivivrò La lieve ostia che monda

io la riceverò da le tue dita.

 

Sogna, chè il tempo di sognare è giunto.

Io parlo. Di': l'anima tua m'intende?

Vedi? Ne l'aria fluttua e s'accende

quasi il fantasma d'un april defunto.

 

Settembre (di': l'anima tua m'ascolta?)

ha ne l'odore suo, nel suo pallore,

non so, quasi l'odore ed il pallore

di qualche primavera dissepolta.

 

Sogniamo, poi ch'è tempo di sognare.

Sorridiamo.

E la nostra primavera,

questa. A casa, più tardi, verso sera,

vo' riaprire il cembalo e sonare.

 

Quanto ha dormito, il cembalo! Mancava,

allora, qualche corda; qualche corda

ancòra manca. E l'ebano ricorda

le lunghe dita ceree de l'ava.

 

Mentre che fra le tende scolorate

vagherà qualche odore delicato,

(m'odi tu?) qualche cosa come un fiato

debole di viole un po' passate,

 

sonerò qualche vecchia aria di danza,

assai vecchia, assai nobile, anche un poco

triste; e il suon sarà velato, fioco,

quasi venisse da quell'altra stanza.

 

Poi per te sola io vo' comporre un canto

che ti raccolga come in una cuna,

sopra un antico metro, ma con una

grazia che sia vaga e negletta alquanto.

 

Tutto sarà come al tempo lontano.

L'anima sarà semplice com'era;

e a te verrà quando vorrai, leggera

come vien l'acqua al cavo de la mano.

G.D'Annunzio

 

 





 

 

Preghiera alla madre ?


Madre che ho fatto

soffrire

(cantava un merlo alla finestra,il giorno

abbassava, sì acuta era la pena

che morte a entrambi io mi invocavo)

madre

ieri in tomba obliata, oggi rinata

presenza,

che dal fondo dilaga quasi vena

d? acqua, cui dura forza reprimeva,

e una mano le toglie abile o incauta

l' impedimento;

presaga gioia io sento

il tuo ritorno, madre mia che ho fatto,

come un buon figlio amoroso, soffrire.

Pacificata in me ripeti antichi

moniti vani. E il tuo soggiorno un verde

giardino io penso, ove con te riprendere

può a conversare l' anima fanciulla,

inebriatasi del tuo mesto viso,

sì che l' ali vi perda come al lume

una farfalla. E' un sogno

un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere

vorrei dove sei giunta, entrare dove

tu sei entrata

--ho tanta

gioia e tanta stanchezza!?

farmi, o madre,

come una macchia della terra nata,

che in sè la terra riassorbe ed annulla.

Umberto Saba

 

Te lo dico con parole mie

Dammi la buona notte, mamma

Sii la mia luce,

i mie occhi,

il mio respiro.

Vestiti di me,

complice del silenzio

e dell’anima,

e dimmi con parole tue

che l’amore per me

regna eterno nel tuo cuore,

perché della tua presenza

sei l’essenza nel mio sguardo.

Tu non sai,

quanto ti amo,

quando il mio sospiro

accarezza piano il vento

che ti manda parole che non ti ho

detto mai,

parole che come fiume in piena

sgorgano dal mio cuore di primavera.

Per te brividi d’amore

sento quando il tuo viso

è spento,

quando le tue rughe

parlano di te,

là dove nel silenzio

incontrano il dolore,

io cancellerò il suo sapore

vestendoti d’amore,

tanto da scaldarti

come il sole.

 

Naida Santacruz


 

      Primavere romantiche

       

                        Tu parlavi, Mamma: la melodia
                      della voce suscitava alla mia mente
                      la visione del tuo sogno perduto. Or
                      ecco: ho imprigionato il sogno con
                      una sottile malia di sillabe e di versi
                      e te lo rendo perché tu riviva le
                      gioie della giovinezza.
      
      Non turbate il silenzio. Tutto tace
      verso la donna rivestita a lutto:
      la campagna, lo stagno, il cielo, tutto
      illude la dolente... O pace! pace!

      O pace, pace! Poiché nulla spera
      ormai la donna declinante. Invano
      fiorisce di viole il colle e il piano:
      non ritorna per lei la primavera.

      Oh antiche primavere! Oh i suoi vent'anni
      oimè per sempre dileguati. Quanto,
      oh quanto ella ha sofferto e come ha pianto!
      Atroci sono stati i suoi affanni.

      Nulla più spera ormai: però la bella
      timida primavera che sorride
      dilegua la mestizia che la uccide,
      e un sogno antico in lei si rinnovella.

      Non pure ieri il piede ella volgea
      allo stagno che l'isola circonda?
      Ella recava un libro ove la bionda
      reina per il paggio si struggea:

      (avea il volume incisioni rare
      dove il bel paggio con la mano manca
      alla donna offeria la rosa bianca
      e s'inchinava in atto d'adorare).

      O sogni d'altri tempi, o tanto buoni
      sogni d'ingenuità e di candore,
      non sapevate il vuoto e il vostro errore
      o innocenti d'allor decameroni!

      Ella col libro qui venia leggendo
      e a quando a quando in terra s'inchinava
      la mammola, l'anemone, e la flava
      primula prestamente raccogliendo.

      Oh tutto Ella ricorda: le turchine
      rose trapunte della bianca veste,
      la veste bianca in seta, e la celeste
      fascia che le gonfiava il crinoline.

      Poi apriva il cancello, e il ponte stesso
      dove or riposa la persona stanca
      allora trascorreva agile e franca
      né s'indugiava come indugia adesso.

      Poi entrava nell'isola, e furtiva
      in fra il tronco del tremulo e del faggio
      guatava se al boschivo romitaggio
      l'amico del suo sogno conveniva.

      Oh tutto Ella ricorda! Ecco apparire
      l'Amato: giunge al margine del vallo
      dell'acque, e raffrenato il suo cavallo
      il cancello la supplica d'aprire.

      «Non dunque accetta è l'umile dimanda
      del vostro paggio, o bella castellana?
      Combattuto ha per voi; fatto gualdana
      egli ha per voi, magnifica Jolanda.»

      Egli disse per gioco. D'un soave
      sorriso ella rispose: assai le piacque
      il madrigale, ed al di là dell'acque,
      sorridendo d'amor, getta la chiave.

      Oh tutto Ella rammemora. Non fu
      ieri? No, non fu ieri. Il lungo affanno
      ella dunque già scorda? O atroce inganno
      quel dolce aprile non verrà mai più...

      Non turbate il silenzio. Tutto tace
      verso la donna rivestita a lutto,
      la campagna, lo stagno, il cielo, tutto
      illude la dolente... O pace, pace!

 





 




 

 

Ora nel vento
Nell'oceano
dei tuoi desideri repressi
navigava il tuo credo di madre
per istinto felina e protettiva.
"Donna partorirai con gran dolore"
e lo sapevi quando, per vocazione,
sentivi dentro al tuo ventre
ad ogni parto
i palpiti e gli spasmi
e tu stringevi i denti
senza un lamento piena d'emozione.
Poi a duno ad uno, col passar degli anni,
ti lasciarono sola per andare
in una terra dove il pane è duro
a fare i vu? cumprà o gli accattoni
ma tu non lo sapevi.
Nell'ultimo sospiro li chiamasti
come un appello antico, una preghiera,
e in quel momento
non tutti li vedesti al capezzale.
Ora madre senza confini, senza più desideri
tu certamente ascolti
echi dei vu? cumprà di quei tuoi figli,
nel vento, nell'azzurro, nella pace
dei tuoi incomunicabili silenzi...

Luciano Somma

Cara Madre

Riveder l'infanzia
da un punto agognato,
a suo tempo.
Uno splendore affascina,
comprende.
Ho sentito il cuore pieno
ed ogni mio senso
godere, riaversi, riprendersi,
il tempo che è stato.
La spensieratezza sì è spalancata
ora che i trent'anni l'hanno oscurata.
Il sole, la casa caduta,
i canti speciosi di uccelli da ruscello,
le salite tra i rovi,
l'acqua che m'ha bagnata,
il profumo di mia madre:
oggi questo ho rincontrato.

Francesca Mazzitello

Mamma

Austere e affrante, quasi presagendo il mistero,

quelle pupille di giorni scomparsi, oggi terse e generose,

ma poi umide e sempre più dolci, nel mio cuore penetrano,

le mie vene lacerano, quasi pruni di biancospino inaridito,

mentre frutici di rosso dolore, d'un rumore cupo,

stormiscono nell'anima.

Assente è il riverbero, disperso nel tempo,

del canto immaturo che salmodiava gioiosi versi,

in cielo librandosi, soddisfatto della tua melodica voce

mentre a casa rientravi la sera.

Ogni cosa è decisa, oggi:

in balia del dolore, le stanche tue membra,

i tuoi ultimi raggi di luna, i tuoi ultimi raggi di sole.

Un libro aperto sono i tuoi occhi privi di parole,

più eloquenti di ogni poesia e percepisco forte il tuo grido,

la tua rabbia, il tuo desiderio di non ceder le armi.

Per? nel consunto velario delle memorie, della mia fanciullezza,

permango tristemente inerme, in quella casa oggi deserta,

dove solo rumore ?la quiete,

ma dove il tuo amore, eternamente respira.
(Mauro Montacchiesi)

Occhi materni

Guardando
il volto di mia madre,
il mio giovane sguardo

s'incanta

sui suoi occhi;

occhi d'una bellezza infinita,

occhi d'un verde caldo,

dolci e pii.

Sono iridi

che m'inducono

a riflettere,
che leggono
i miei dolori,
le mie ansie,
i miei timori.
Sono occhi
che sempre mi vedono,
pur da lontana.
Fissando le pupille
Di mia madre,
comprendo che la sua vita
non è stata felice.

Ella ha sofferto,

e, sempre, soffrirà

per me e con me.

Quegli occhi materni

Che contemplo ogni giorno,

mai una volta m'infastidiscono:

son occhi che m'amano

più degli occhi altrui.

O, cari occhi di mamma,

tesoro e conforto magnifico!
(Silvana Pagella)

Affetti di una madre


Presso alla culla, in dolce atto d'amore,
che intendere non può chi non è madre,
tacita siede e immobile; ma il volto
nel suo vezzoso bambinel rapito,
arde, si turba e rasserena in questi
pensieri della mente inebriata.

Teco vegliar m' è caro,
gioir, pianger con te: beata e pura
si fa l'anima mia di cura in cura;
in ogni pena un nuovo affetto imparo.

Esulta alla materna ombra fidato,
bellissimo innocente!
Se venga il dì che amor soavemente
Nel nome mio ti sciolga il labbro amato;

come l'ingenua gota e le infantili
labbra t'adorna di bellezza il fiore,
a te così nel core
affetti educherà tutti gentili.

Così piena e compìta
Avrò l'opra che vuol da me natura;
sarò dell'amor tuo lieta e sicura,
come data t'avessi un'altra vita.

Goder d'ogni mio bene,
d'ogni mia contentezza il Ciel ti dia!
Io della vita nella dubbia via
Il peso porterò delle tue pene.

Oh, se per nuovo obietto
Un dì t'affanna giovenil desìo,
ti risovvenga del materno affetto!
Nessun mai t'amerà dell'amor mio.

E tu, nel tuo dolor solo e pensoso,
ricercherai la madre, e in queste braccia
asconderai la faccia;
nel sen che mai non cangia avrai riposo.

Giuseppe Giusti

Se morissi impiccato sopra il colle,
o madre mia,
io bene so chi sempre mi amerebbe,
o madre mia!

Se morissi gettato in fondo al mare,
o madre mia,
io bene so chi sempre piangerebbe,
o madre mia!

E se l'anima mia fosse dannata,
so chi, pregando, allor mi salverebbe,
o madre mia
Rudyard Kipling

E' tardi.
Da otto giorni il pensiero di mia mamma
m'accompagna ogni istante. La rivedo:
la cesta del bucato pressata contro il seno,
salire ansante su nella soffitta.

Io, a quel tempo, ero ancora un essere
sincero: piangevo, mi stizzivo:
lasciasse stare quella cesta colma,
portasse invece me nella soffitta.

Ma lei, senza curarsi di quel pianto
nè dei gridi, saliva cheta a stendere:
e i panni, tutti brividi e riverberi,
frusciavano e danzavano nel vento.

Ora non piangerei: ma è tardi ormai
Ora, sì vedo quanto lei sia alta
che coi grigi capelli tocca il cielo:
e scioglie il turchino nell'acqua del cielo
Attila Jozsef




Il sonno di un bambino

Il sonno che scende
su gli occhi di un bimbo,
sa, qualcuno, di dove venga?
Si, dal villaggio delle fate,
all’ombra di foreste illuminate
dal chiarore delle lucciole…
Di là viene a baciare
gli occhi del mio bambino.

 Rabindranath Tagore






Il sorriso della madre
Benedetta la casa
illuminata dal sorriso della madre!
Sorriso della madre!
Più nitido e luminoso del primo raggio di sole
quando appare alla creatura
che riapre gli occhi al mattino, lusinghiero
quando saluta e dice addio da un davanzale
e accompagna fino alla svolta della strada,
e chi si allontana se la porta nel cuore e la
strada gli sembra più amabile di ieri e il
mondo gli sembra più roseo...

A.S.Novaro


Mamma  

La casa senza mamma
è un fuoco senza fiamma,
un prato senza viole,
un cielo senza sole.
Dove la mamma c'è
il bimbo è un piccol re,
la bimba reginella,
la casa è tanto bella.

Renzo Pezzani       

Per una mamma

Suonano nel tuo cuore
campane di gioia.
Il bimbo è nato
dischiuso come fiore
di rinata primavera.
Cullalo tra le braccia
stringilo dolce al cuore
sogna per lui limpidi cieli
tu che hai dato la vita
ad un germoglio d'amore.
Voce di cuore che non si rassegna
Che al fuoco acceso del suo dolore..

 

Angiolo Silvio Novaro








Madre


Bianca una stella canta un funebre canto
nella notte di luglio.
Come campane a morto nella notte di luglio.
E sul tetto la mano delle nubi, strisciante
umida mano d'ombra,
cerca mia madre.

Sento la mia vita nuda
dalla terra materna si distacca
mai tanto nuda è stata la mia vita
e tanto arresa al tempo,
come se dietro alla fine del giorno
sfiorita, fra lontane notti io stessi
sola.

Else Lasker Shuler

 

 

 

 

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